Tristia: Un ricordo di Mario Geymonat

Il 17 febbraio 2012 ci ha lasciati Mario Geymonat, membro del Consiglio Direttivo Nazionale della nostra Associazione. Era nato a Torino nel 1941. Pubblichiamo un suo ricordo di Rodolfo Funari.

Per commemorare gli alti meriti scientifici di Mario Geymonat possiamo esimerci preliminarmente dalla rituale incombenza di sciorinare un nutrito elenco bibliografico di titoli. È più che sufficiente, infatti, menzionare la sua edizione critica delle opere di Virgilio, pubblicata nel Corpus Paravianum (Torino, 1973), poi più volte ristampata, fino alla seconda e definitiva edizione, accresciuta da aggiornamenti, integrazioni, correzioni (Roma, 2008). Non si esagera nel definire questo suo lavoro un monumento perenne degli studi filologici e, più in generale, della storia della tradizione e della cultura. L’edizione virgiliana di Geymonat, frutto di ampia collazione di manoscritti, da quelli di veneranda vetustà, quali l’Augusteo, il Mediceo, il Palatino, il Romano, ai codici carolini e agli altri medievali, oltre ai testimoni della tradizione indiretta, con inclusione dei frammenti papiracei, per la prima volta seriamente vagliati, raccoglieva l’eredità degli illustri predecessori Remigio Sabbadini (edizioni virgiliane del 1918-19, nel Corpus Paravianum, e del 1930, a Roma) e Luigi Castiglioni (Corpus Paravianum, 1945), sviluppandone i solidissimi fondamenti di metodo, sensibilità, intelligenza critica. Possiamo ben affermare come in questo lavoro, che Geymonat realizzò ancora nei suoi anni giovanili, sia riassunta la più colta e raffinata tradizione degli studi italiani, specialmente cospicua per la fedele aderenza al dato dei manoscritti più autorevoli e la rigorosa parsimonia degli emendamenti, congiuntamente al rifiuto di avventurosi e spesso vani esercizi congetturali, oltre che di ogni grossolana normalizzazione ortografica, in ottemperanza all’aureo principio di antichità e varietà secondo il portato stesso dei manoscritti. Tali fondamenti teorici e operativi, guidati da un lume di retta ragionevolezza, sono poi confortati, nella prassi filologica dell’editore, da gusto estetico fine e sicuro, capace di assaporare e rischiarare fin le riposte sfumature del latino letterario. Proprio questo senso squisito del testo, unito a umile e rispettosa docilità nei confronti della tradizione manoscritta, appare il tratto precipuo di Geymonat editore, nel solco della più nobile scuola filologica italiana, primamente ereditata attraverso i diletti maestri Ignazio Cazzaniga e Vittorio De Marco.

 

La stessa sensibilità, direi quasi religiosa, per i testi classici ispirò a Geymonat studi assidui sul folto lavorio che la tradizione dotta, grammaticale e scolastica, aveva prodotto intorno ai venerati autori. Buona parte della sua ricerca su scolii e commenti virgiliani antichi confluì quindi nelle voci curate per l’Enciclopedia virgiliana, fra le quali, ad esempio, quella fondamentale Scholia non Serviana, in collaborazione con David Daintree (Volume IV, Roma, 1988). La sua attività di studioso di testi antichi comprende, inoltre, le edizioni critiche, forse meno conosciute, ma non meno rigorose e innovative, degli Scholia in Nicandri Alexipharmaca cum glossis (Milano, 1974), nella quale egli pubblicò glosse ancora inedite e collazionò numerosi nuovi manoscritti, e degli Euclidis latine facti fragmenta Veronensia (Milano, 1964). Questa edizione dei frammenti geometrici veronesi testimonia eloquentemente l’interesse costante dello studioso per la scienza e la matematica antiche. Essa solleva, in particolare, la cruciale questione del sapere scientifico nel mondo latino: contrariamente all’opinione volgare ancora oggi diffusa, vi si afferma con fondatezza filologica come nell’età antica questo sapere fosse pervenuto invero a un alto livello, e che solo nei secoli successivi, durante il Medioevo, sarebbe andato viepiù oscurandosi.

 

Una parte della sua produzione nacque poi dalla sollecitudine, sempre vigile e sensibile, per la diffusione dei contenuti del sapere specialistico nella scuola e presso un pubblico più ampio. Ne sono begli esempi la succosa antologia scolastica dell’Eneide, corredata da illustrazioni tratte da opere d’arte di varie età, e l’agile edizione tascabile delle Bucoliche, con testo latino, traduzione italiana e essenziale commento; infine, il volumetto su Archimede, pure concepito per una finalità di divulgazione dotta, del quale è stata pubblicata anche una traduzione inglese: lavori che hanno incontrato, a buon diritto, il favore unanime di un vasto pubblico, sia fra gli alunni sia fra le persone di cultura.

 

Mario Geymonat adempì con rigorosa dottrina e elevata moralità l’ufficio di docente di Letteratura latina, di Filologia classica e di Filologia latina in diversi Atenei: da Cosenza, a Siena, a Venezia. Nel lavoro universitario, le sue premure furono assiduamente rivolte agli studenti e ai giovani in generale, ai quali non cessò mai di elargire impulso fiducioso e fattivo perché approfondissero le discipline di studio e s’impegnassero in attività di ricerca. Per questo favorì e promosse sempre nei suoi discepoli, con impareggiabile generosità, l’elaborazione di progetti e pubblicazioni. Egli riteneva infatti, con sacrosanta ragione, che ciò fosse parte essenziale della vita e dei compiti dell’istituzione universitaria, indipendentemente da finalizzazioni di carriera o da altri interessi più pragmatici. Ciò rivela mirabilmente, forse meglio di ogni altro aspetto, quella magnanimità seria e illuminata che lo distinse: gli studi classici e umanistici, lungi dall’essere geloso possesso di una cerchia ristretta, rappresentavano davvero per lui un lievito di crescita umana e principio di civiltà per la società nel suo complesso, soprattutto se fruiti dalle giovani generazioni e estesi alla loro prassi partecipativa.

 

Non si potrà tuttavia lodare convenientemente l’onorata memoria di Mario Geymonat se non facciamo cenno anche delle sue spiccate doti umane, che del resto risultano appieno già da quanto detto finora. Nella pacatezza affabile dei suoi modi, che traluceva anche sul volto sereno, egli serbava invariabilmente un tratto peculiare di serietà rispettosa, rivelandosi sempre disposto al ragionamento e al confronto. Ciò rendeva la sua figura assai cara agli studenti, che gli si accostavano spontaneamente, intuendovi quella profondità umana, unita a sicurezza di dottrina e saldezza morale, che tanto l’età verde desidera nell’adulto. Mario Geymonat è stato uomo d’antico stampo, ma inesauribilmente moderno e aperto al domani; un galantuomo, certamente, ma soprattutto un uomo, e come tale ha vissuto: qualità rara, che corona degnamente i suoi grandi meriti scientifici. È stato anche, vorrei aggiungere, un autentico italiano, nella sua passione costruttiva, nella serietà coscienziosa del suo impegno: con fede retta e sincera ha ritenuto l’attività culturale, il confronto delle idee senza pregiudizi, l’amore della verità unita a virtù morale e l’intelligenza critica sorretta da ragione e conoscenza quali fattori irrinunciabili e dinamiche vitali, costitutive e generative, del progresso umano. Egli ha indirizzato questo ideale specialmente a beneficio dei giovani, concepito quale servigio reso alla patria comune, l’Italia, nel fervido auspicio di saperla sempre a fronte alta, avanzante in un cammino di paese libero, civile, democratico.

 

Rodolfo Funari

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